Nel pieno sviluppo dell'espansione edilizia degli anni '80 e primi '90, che stava bruciando vasti territori rurali di immediata vicinanza alla città di Verona e ai comuni della prima cintura, creando così un nuovo assetto di conurbazione con sempre più scarse aree verdi di frapposizione, diventava urgente immaginare e proporre il recupero edilizio degli insediamenti rurali, rappresentati nel nostro caso dalle dalle corti.
Struttura, quella della corte, molto radicata nel territorio veronese, eppure, all'inizio del sorgere di questo pensiero, appariva, or strano a dirsi, un po' bislacca, fuori luogo, ed anche osteggiata l'azione tesa al loro recupero.
Utilizzando la precedente esperienza sindacale, alimentato dal desiderio di non abbandonare al completo degrado questa antica forma di aggregazione abitativa, e non ultimo, facilitato da una legislazione regionale che stava, in controtendenza, andando nella stessa direzione, non fu difficile dare vita a un convergere di interesse di nuovi e sensibili investitori.
L'amore per la terra e il disprezzo per la cementificazione forzata divennero un fecondo collante di questa esperienza.
E' stato così possibile il recupero, in ordine temporale, delle seguenti corti rurali: Corte Libanti in Via Mantovana, Corte Patrizi, Masetto Basso, Masetto Alto, il Romitorio su via Volte Maso.